MasterCard ha presentato il suo nuovo logo all’inizio di questa estate, i ritocchi al brand sono stati sottili, l’azienda ha mantenuto la pallina rossa in sovrapposizione a quella gialla, ma il nome che in precedenza era in centro sopra ai due cerchi è stato trasferito al di sotto delle palline con un font tutto in minuscolo.
La mossa di MasterCard riflette lo spostamento, tra alcuni dei marchi globali più conosciuti, a de-enfatizzare il testo del logo, o in alcuni casi a rimuoverlo del tutto. Nike è stato tra i primi marchi a fare questo, nel 1995, quando il suo “swoosh” ha cominciato ad apparire con le parole “Just do it” senza nessun’altra parola. Apple, McDonald e altri marchi hanno seguito una traiettoria simile, eliminare del tutto il testo dopo un periodo di transizione con loghi che hanno avuto slogan come “Think Different” o “I’m lovin it”.

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L’evoluzione del logo MasterCard

Questo cambiamento rappresenta come l’approccio al design è diventato più semplificativo per facilitare anche l’economia moderna: i simboli funzionano meglio rispetto a nomi lunghi su schermi e applicazioni informatiche e soprattutto essi possono “viaggiare” più facilmente perchè non necessitano di traduzioni.
Ma l’impulso più potente che ha spinto le aziende a ri-brandizzare, semplificando, la propria immagine è stato il fatto che è sempre più difficile raggiungere gli acquirenti quando tanti di loro sono sempre più scettici sulle grandi società. Un’indagine recente della società di pubbliche relazioni Cohn & Wolfe ha scoperto che i quattro quinti dei consumatori globali ora considerano i marchi ne aperti ne onesti. “I consumatori sono stanchi della pubblicità come mai prima d’ora”, dice Adam Alter, professore di marketing presso la Stern School of Business della New York University. “Le aziende hanno dovuto imparare la sottigliezza.”

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L’evoluzione del logo McDonald

I ricercatori hanno dimostrato che un logo “Nameless” (senza nome) quindi con sole immagini visive evoca reazioni più immediate aumentando l’attenzione dei consumatori sfidandoli a comprendere il messaggio del marchio in modo più attivo rispetto alle parole, ha scritto Jill J. Avery, un anziano docente presso la Harvard business School, in una e-mail. “Questo processo di interpretazione o ‘elaborazione’ produce una maggiore quantità di immagini mentali e, in molti casi, una comprensione più personalizzata del messaggio dell’annuncio.”

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L’evoluzione del logo di Starbucks da (da sinistra) del 1971, del 1987, del 1992, e nel 2011

Tutto questo anche per cercare di acquisire sempre più consumatori giovani, che per esempio nel caso di MasterCard, preferiscono effettuare transazioni sui loro telefoni piuttosto che utilizzare denaro contante o carte. I vantaggi della “smarchiatura” possono essere enormi. Una delle esecuzioni di maggior successo è stato la promozione “Condividi una Coca”, la Coca-Cola ha sostituito il suo nome sulle bottiglie con nomi delle persone, come Sarah e David, e altre parole usate tutti i giorni, come mamma e papà. La campagna ha aumentato le vendite negli Stati Uniti della Coca-Cola di oltre il 2 per cento e, in tal modo, ha contribuito a invertire più di 10 anni di calo dei consumi del marchio negli Stati Uniti.

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L’evoluzione del logo Shell